Omeopatia, la guarigione dolce che abbraccia l’individuo

Si parla molto di omeopatia. Ma spesso lo si fa senza realmente comprendere le basi e gli sviluppi di questo metodo di cura e prevenzione che tanto ha dato negli anni all’uomo e agli animali. Per saperne di più ne abbiano parlato con un esperto: il dottor Massimo Fontana, omeopata e agopuntore a Milano che ci ha raccontato i casi risolti nella sua attività, i rapporti con i pazienti e perché la medicina tradizionale non dovrebbe emarginare chi pratica questa disciplina, ma, anzi, dovrebbe cercare un’alleanza utile anche a tagliare i costi della sanità pubblica.
Ecco l’intervista.

Dottor Fontana, come si potrebbe realizzare questa sinergia?

Semplice, eliminando gli assolutismi dall’una e dall’altra parte. Faccio un esempio: il 50 per cento dei pazienti che arrivano al mio studio prende già farmaci. Non esiste dire: ci penso io, butti via tutto. No, c’è un periodo di convivenza tra le due terapie. Poi, se il rimedio funziona, si diminuisce il farmaco, fino a eliminarlo. Un mio paziente arrivò qui quando prendeva 100 gocce di Lexotan al giorno per problemi di ansia. In quattro mesi, con un unico rimedio, ha riottenuto una vita normale. Mantenendo solo 2 gocce al giorno del Lexotan e alla fine, via anche quelle… Un altro paziente di 70 anni con gravi emorragie cerebrali devastanti e ripetute, mi chiese di far qualcosa perché si sentiva molto giù, non usciva più di casa, non dormiva. Da un anno e mezzo, grazie a un rimedio omeopatico, sta molto meglio. Anche se ovviamente gli ho consigliato di mantenere tutti i suoi riferimenti medici angiologici, per controllare sempre la sua situazione clinica.

Lei ha parlato di possibilità di risparmio se la medicina omeopatica andasse di pari passo con quella tradizionale. Ci può spiegare meglio?

Certo, ci sono dei disturbi molto comuni che in modo ormai assodato si possono curare con l’omeopatia. Purtroppo assistiamo a un uso spregiudicato degli antibiotici per un semplice mal di gola o per un raffreddore. Adottando i rimedi omeopatici, il Servizio sanitario nazionale risparmierebbe moltissimo e non avremmo persone ricoverate per resistenza agli antibiotici, un fenomeno che sta diventando molto pericoloso e diffuso.

Le è mai capitato di non poter curare persone con gravi patologie?

No. Ma è chiaro che se il paziente ha il diabete il medico omeopata non può certo eliminare l’insulina perché causerebbe la morte del malato, ma può lavorare a un miglioramento della sua vita, portando la glicemia a livello più accettabili e solo allora si potrà arrivare, magari, a una diminuzione delle unità di insulina, ma sempre nell’ambito di una sinergia con il centro di diabetologia che segue quel paziente. Così, i malati di tumore possono giovarsi delle cure omeopatiche per vivere meglio e sopportare la chemioterapia o la radioterapia con minori effetti collaterali. I miracoli non esistono, se un paziente ha l’enfisema polmonare non potrà guarire. Però sempre si può fare qualcosa per alleviare anche le sofferenze più dure.

E’ mai riuscito a instaurare una collaborazione con la medicina tradizionale?

Sì, a volte. Per esempio mi viene in mente un giovane con una gravissima depressione sopravvenuta dopo un brillante corso di studi e con l’ingresso al lavoro. Una situazione molto grave seguita da uno psichiatra col quale ci sentiamo spesso, confrontando le rispettive competenze.

Che cosa cura l’omeopatia?

Molte patologie croniche, come la psoriasi, le cefalee, le riniti allergiche, le coliti, i disturbi dell’alimentazione e in ogni caso tutto quanto sopravviene quando si abbassano le difese immunitarie. Fra le persone da me seguite direttamente, una signora che accusava un blocco delle articolazioni, non riusciva neppure a piegarsi, in due mesi con un rimedio tagliato sulla sua persona è guarita. Penso pure a una bambina che aveva collezionato quattro polmoniti in un anno, doveva convivere quotidianamente con tosse e vomito, diagnosi di sindrome del lobo medio polmonare. L’abbiamo curata con il rimedio adatto a lei, sono passati sette anni e non ha più avuto una polmonite. Anche la depressione si può curare con l’omeopatia.

Chi è il paziente tipo?

Non ci sono classi di età. Curiamo bambini e persone adulte fino alla senescenza. Posso dire che tra i miei pazienti c’è una prevalenza di donne, circa il 65 per cento. Molte sono mamme che desiderano per i figli cure meno invasive.

E arriviamo al punto: come si fa una diagnosi in omeopatia e come si trova quello che viene chiamato rimedio unico?

Il colloquio col paziente è fondamentale. Facciamo l’esempio di un paziente con rinite allergica in cura con antistaminici. C’è un primo grado di similitudine che consente di proporre un rimedio nella fase acuta; attraverso ulteriori indagini si arriva a identificare il Simillimum dei latini cioè il rimedio che più assomiglia all’insieme delle patologie del paziente inteso come unità psicofisica. Si tende al massimo, per arrivare a una buona similitudine.

Come si raggiunge questo livello di raffinatezza diagnostica?

Il medico omeopata esercita l’arte di mettere insieme le associazioni date dal linguaggio, dal modo di parlare, dalla gestualità e perfino dall’abbigliamento delle persone che ha davanti. Il lungo colloquio della prima visita è esemplare in questo senso. Conta ciò che viene detto su sintomi fisici, stati d’animo, vicende della vita, però è fondamentale l’ascolto e la comprensione pure di ciò che non viene manifestato con le parole. Una visita può durare anche un’ora e più, il paziente è invitato a portare i suoi esami diagnostici per facilitare la comprensione del suo malessere. Poi seguono altri colloqui di controllo telefonici o via e-mail, eventualmente un’altra visita per il riscontro dei risultati ottenuti. Di solito non occorre moltissimo tempo per notare cambiamenti in positivo. Per ottenere buoni risultati la formazione è importante. La scuola omeopatica di Verona, per esempio, forma dal 1958 medici, farmacisti e veterinari e promuove conoscenza e confronto scientifico. All’interno della programmazione didattica esiste quello che chiamiamo Ambulatorio pubblico, cioè un momento di dialogo diretto fra pazienti veri e studenti. Il paziente espone il suo caso, seguono le proposte di terapia, poi due docenti decidono quale tipo di rimedio prescrivere. Una simulazione della realtà utilissima per imparare a sviluppare quella sensibilità così importante per chi fa il nostro mestiere con passione e competenza.

Chi è Massimo Fontana

Il dottor Massimo Fontana è nato a Milano il 24 maggio del 1957. Questo il suo percorso di studi:

· Laurea in Medicina e Chirurgia all’università degli Studi di Milano (1986)

· Diploma corso triennale di Medicina Omeopatica diretto dal Prof. Alfonso Masi Elizalde (1988)

· Diploma corso formativo omeopatia, Deutscher Zentralvezeih Homoopathischer Arzte (1992)

· Diploma di omeopatia della International Society For holistic Health (1988)

· Diploma corso quinquennale omeopatia classica della International Academy of Classical Homeopathy diretto dal Prof. Gorge Vithoulkas, Premio Nobel Medicina Alternativa (Alternative Nobel Prize, 1996)

· Diploma di qualificazione in agopuntura tradizionale cinese, rilasciato dal Centro Studi sull’ Agopuntura (1992). Diploma di perfezionamento in medicina tradizionale cinese, rilasciato dal Centro Studi sull’ Agopuntura (1993)

· Diplome International d’Acupuncture, rilasciato dalla Société International d’Acupuncture (1992)

· Corso di 3 anni di Omeopatia Pediatrica ad Acqui Terme con il Dr. Massimo Bassetti

Ho inoltre partecipato a numerosi corsi e seminari di perfezionamento con i seguenti docenti: Dr. Alfons Geukens, dr. Jacques Lamothe.

Frequenta con regolarità seminari e gruppi di supervisione clinica con il Dott. Massimo Mangialavori.

Esercita le professione di omeopata e agopuntore a Milano.

Docente presso la Scuola di Medicina Omeopatica di Verona.

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