I tramezzini italiani sbarcano negli States

L’inizio è stato una battuta: «Ma perché in America nessuno fa i tramezzini?». Perché, pur essendoci migliaia di bar, paninoteche o simili, non si vede quel «sorriso» di ingredienti tra le due fette di pane bianco del famoso «sandwich» che deve il suo nome addirittura a Gabriele D’Annunzio? E così il 38enne Filippo Paccagnella, da dieci a New York, dove era arrivato da Pianiga per fare l’architetto seguendo il classico sogno americano («Qui c’è più lavoro e vieni anche pagato di più»), da qualche tempo si è lanciato nel business: insieme a lui ci sono il fratello Massimiliano, trentenne, anche lui da un triennio nella Grande Mela, dove faceva il direttore di un ristorante, e il padovano Davide Pedon, export manager di una nota industria alimentare.

Prima, un anno fa, sono sbarcati allo Smorgasburg, mercato settimanale di tendenza a Brooklyn che il New York Times ha definito la «Woodstock dell’alimentare», dove vengono ammessi tra i cento standisti solo coloro che sanno portare qualche innovazione nel food. E la novità-tramezzino è piaciuta, tanto che vengono venduti a 8 dollari a coppia, anche se le dimensioni sono più grandi rispetto a quelle italiane. «È da tre anni che ci pensavamo – racconta Filippo Paccagnella – Il mercato del cibo qui è saturo, ci sono settori con tantissimi locali, per esempio cinesi e giapponesi ma il tramezzino era l’unica cosa che non era stata mai esportata dall’Italia».

Magari qualche bar ce li aveva nel menù, ma erano residuali. «E non autentici: noi saremo il primo negozio in tutti gli Stati Uniti a essere specializzato in tramezzini. Importiamo il pane fresco dal Veneto ogni due settimane. Stiamo molto attenti anche agli ingredienti, che devono essere di prima qualità: anche il prosciutto crudo ce lo facciamo spedire da casa». I fratelli Paccagnella hanno fatto le cose per bene. Prima di aprire il gazebo a Brooklyn e di lanciarsi nel mercato dei catering, arrivando a portare anche 300 tramezzini per pranzi o spuntini di aziende di primo piano come la Samsung o la Chase Bank, hanno registrato il marchio «Tramezzini» in tutti gli Stati Uniti e anche in Canada: così ora sono gli unici titolari dei diritti e nessun altro potrà aprire un negozio o un locale con quel nome. Tra i clienti c’è anche il Consolato Italiano a New York, dove lo scorso ottobre hanno conosciuto il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che li ha ringraziati e ha concesso loro l’immancabile selfie, poi postato su un profilo Instagram molto attivo («tramezzininyc »).

Ora puntano a «diventare grandi», aprendo il primo negozio specializzato in soli tramezzini nel Lower East Side di Manhattan, la «mecca» newyorkese: il taglio del nastro è previsto per il 26 maggio. «Avremo una decina di posti a sedere ma il negozio sarà focalizzato più che altro sull’asporto e sui catering – continua l’ideatore – abbiamo visto che è un prodotto che funziona bene per gli uffici». Per ora l’azienda avrà quattro dipendenti, oltre ai due fondatori, anche perché il negozio deve stare aperto tutto il giorno e per questo al mattino, per le colazioni, ci sono i tramezzini con la Nutella. Si sono poi inventati, anche per dare all’occhio la sua parte, i tramezzini al forno, croccanti, per l’inverno, e quelli in cono, più comodi da mangiare. Per il futuro ci sono piani importanti. «Il sogno sarebbe quello di aprire una catena ma facciamo un passo per volta», dice Paccagnella. L’obiettivo è di andare anche oltre New York, per esempio a Miami. Che il progetto sia piaciuto lo dimostra anche il fatto che sarebbero arrivate dall’Italia alcune proposte di acquisto, già rispedite al mittente. L’orgoglio, però, resta: «Noi avremmo sempre l’originalità di questo progetto: prima di noi non ci aveva pensato nessuno».

tramezziniFonte: Corriere del Veneto

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