Per “fermare” l’acqua ci vuole Stopflood

stopfloodSolo tre nell’ultimo mese e con effetti devastanti. Di cosa stiamo parlando? Di esondazioni e alluvioni, fenomeni naturali sempre più frequenti in Italia, ma contro i quali si può fare molto. Abbiamo così deciso di andare a trovare Stopflood, un’azienda ligure che da due anni si occupa della progettazione e realizzazione di sistemi antialluvione.

I presidi Stopflood – così vengono chiamati i sistemi in azienda – sono progettati perché siano durevoli nel tempo e con una manutenzione limitata. Sono più leggeri dell’acqua, ma grazie alla grande resistenza meccanica  si oppongono all’impeto delle piogge e agli oggetti da esse trascinati. La cosa davvero interessante è che non utilizzano nessun tipo di energia se non la forza dell’acqua: si sollevano da soli senza l’intervento umano e senza elettricità, anche in presenza di pochi centimetri d’acqua; aspetto affatto trascurabile non hanno alcun impatto visivo al di fuori della fase di emergenza.

Abbiamo rivolto alcune domande a Carlo Vaccari, amministratore unico di Stopflood.

 

Partiamo con una domanda un po’ scontata, ma di sicuro interesse. Come mai una famiglia attiva da anni nel settore edilizio e poi recupero ambientale decide di entrare nel mondo dei sistemi antialluvione?

La nostra idea è stata quella di rimetterci in gioco, entrare in un settore che per noi non è nuovo, quello dei servizi ambientali, ma in maniera diversa. La crisi che ha colpito il settore dell’edilizia ci ha chiaramente spinto a cercare nuove strade, ma il primo approccio è sempre stato quello di andare a operare in un’area su cui siamo molto sensibili come liguri: quello della protezione dagli allagamenti. La competenza dei nostri collaboratori è stata una chiave in più per creare qualcosa di nuovo, per proteggere l’esistente e per riuscire a dare un senso anche sociale al nostro lavoro.

 

Ci spieghi qual è il ruolo di Archimede nella storia di Stopflood?

Beh, diciamo che al Principio di Archimede dobbiamo molto. Nella sua complessità progettuale ogni Stopflood  Vertical o Lateral parte da un semplice sistema di vasi comunicanti e di galleggiamento. Diverso il discorso per Slim che, invece, si affida a sensori e ad un sistema brevettato ideato dal Centro Ricerca e Sviluppo Stopflood

 

Dall’alluvione di Firenze del 1966 molte cose sono successe, ma poco è cambiato. Si preferisce ancora intervenire a “danno compiuto” anziché fare l’opportuna prevenzione, secondo te perché? In tal senso voi avete anche un blog aziendale di divulgazione; credete sia fondamentale fare cultura sul tema, da molti ancor oggi sottovalutato?

Assolutamente sì. Stopflood non si occupa soltanto di vendere un prodotto fatto e finito. La nostra azione è molto più capillare e articolata. Offriamo in prima battuta una consulenza, e le nostre barriere anti-alluvione sono progettate su misura. L’attenzione al tema del cambiamento climatico non è retorica. In Europa e in Italia si stanno verificando situazioni estremamente violente sempre più di frequente. Penso solo agli ultimi mesi: i Balcani e il Regno Unito in primavera, che sono stati entrambi flagellati da ondate di maltempo che hanno distrutto paesi e purtroppo hanno anche lasciato molte vittime. Ma anche la Sardegna, Sinigallia e il Gargano da noi, dove gli effetti di situazioni climatiche molto particolari hanno colpito con molta forza. Non possiamo pensare di agire solo in fase emergenziale. Bisogna davvero fare prevenzione, comunicare meglio con la popolazione, agire perché gli eventi, che ci saranno comunque, siano sempre meno disastrosi sulle nostre vite. E, in questo, i Social Media sono davvero indispensabili.

 

L’attuale Governo ha messo nell’agenda la riforma del Titolo V e da poco lanciato il programma #italiasicura,  nel quale vengono enucleati alcuni ambiti dove intervenire – tra cui il dissesto idrogeologico – per rilanciare il nostro Paese. Che rapporto intrattenete con le amministrazioni locali  cui finora è stata demandata la materia? Vista la delicatezza strategica del problema credi si potrebbe ricorrere a forme di detrazione fiscale per convincere i cittadini ad adottare comportamenti preventivi?

Credo che le istituzioni stiano prendendo delle misure opportune per incentivare l’attenzione al tema, ma è ancora troppo poco. Quello di cui abbiamo bisogno lo vediamo ogni anno. Frane, allagamenti, alluvioni ed eventi che da atmosferici diventano catastrofici. È una realtà contro la quale bisogna intervenire con accuratezza e intelligenza, con una programmazione efficace. Le nostre barriere possono entrare nel computo di ciò che sarà detraibile per le ristrutturazioni edilizie, ad esempio, e anche per quanto riguarda l’efficienza energetica. È importante, inoltre, che le istituzioni siano vicine ad aziende come la nostra. Completamente Made in Italy, una manifattura che si svolge in una regione come la Liguria che è stata tra le più colpite dalla crisi economica. Noi crediamo nel progetto e soprattutto crediamo in questo territorio. Vogliamo restare, investire e proteggere le meraviglie che ogni anno accolgono milioni di turisti, oltre che le case e le aziende di chi vive in questo luogo così difficile da un punto di vista morfologico.

 

Negli anni in cui tu nascevi Martin Luther King dinanzi al Lincoln Memorial pronunciò la famosa frase “I have a dream”. Mi puoi raccontare il tuo sogno lavorativo?“My real dream is to be a good father” dei miei quattro figli.

Questo sogno si riflette poi in tutta la mia vita, compresa quella lavorativa.

Il profilo Whatsapp (programma di messaggistica istantanea su telefono cellulare n.d.r.) di mia figlia che ha dodici anni dice ”Vorrei un mondo all’altezza dei miei sogni”. Vorrei contribuire un po’ a questo, facendo qualcosa di buono; vorrei crescere dei figli che sognano. Come imprenditore vuol dire creare qualche opportunità in più di lavoro, della ricchezza, una bella squadra che gioca bene insieme, vince e quando perde qualche partita, pensa già alla successiva con più grinta e passione.

 

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