Alla Collina dei Ciliegi è stata presentata la prima annata (2021) del “Prea”, il Bianco Verona IGT, ottenuto da un blend di Garganega, Pinot Bianco e Chardonnay, che prende il nome dall’omonima parcella del vigneto di Erbin, sita tra i 570 e i 620 metri sul livello del mare. Di estrema lunghezza e mineralità, anche grazie alla fermentazione e all’affinamento in cemento e ceramica, il Prea rappresenta l’evoluzione inaspettata della Valpantena, da sempre considerata unicamente quale sottozona pregiata della DOC Valpolicella, a cui mancava un vino bianco “di terroir” importante che si proiettasse con sicurezza nel tempo, per divenire anche un grande bianco da invecchiamento.
Un vino da assaggiare
“Prea” Bianco Verona IGT è anche il primo vino della Collezione “Alta”, il progetto vitivinicolo nato dalla collaborazione con Lydia e Claude Bourguignon, agronomi e studiosi di terroir di fama internazionale, e, soprattutto, dal desiderio di Massimo Gianolli di ampliare ed elevare la visione dell’azienda, spingendo la ricerca enologica al di fuori dei confini della DOC.
“Tutto ha avuto inizio nella Primavera del 2016 – spiega Massimo Gianolli, Presidente de La Collina dei Ciliegi – quando con Christian Roger analizzammo i vini sino a quel momento prodotti e i fondamentali pedoclimatici che caratterizzano Erbin. Christian si convinse che la Collina dei Ciliegi potesse rappresentare un nuovo e innovativo progetto vitivinicolo, suggerendoci di coinvolgere fin da subito Lydia e Claude Bourguignon. Dalla meticolosa attività di carotaggio dei diversi appezzamenti e dalle analisi della stratigrafia dei suoli, abbiamo compreso che i terreni di Erbin, come più in generale l’alta collina della Valpantena, sono di origine giurassica, mai lavorati in modo intensivo e di conseguenza ricchi in modo straordinario di sostanze organica”.
Un progetto vincente
Il progetto Alta darà vita a quattro innovativi vini “super” IGT nelle terre della Valpolicella/Valpantena, per una produzione integralmente BIO che a regime non supererà le 90.000 bottiglie. Le rese programmate di 40-60 quintali per ettaro garantiscono da un lato longevità alle vigne e dall’altro la massima qualità delle uve, che l’enologo Paolo Posenato – il quale fin dal primo giorno ha sposato la filosofia e l’approccio proposto da Lydia e Claude – trasforma nelle diverse partite di vino, seguendo in cantina l’impostazione parcellare del vigneto, affidando ciascuna a uno o più periodi di affinamento in vasca di cemento, in anfora di terracotta, in clyver di ceramica, o in botte, tonneaux e barrique di rovere francese. “Alta” è diventato così un vero e proprio laboratorio “a vigna aperta”, in cui il filo conduttore sono il rigore e l’eccellenza con cui sono pensati e prodotti i vini. |