Sonia Peronaci, dal virtuale al reale

L’appuntamento con Sonia Peronaci è in via Bramante, dove si allunga e poi finisce la vivace Chinatown di Milano, col cuore in via Paolo Sarpi. Si percorre un cortile dove si affacciano case di epoche diverse, ci si lascia alle spalle il rumore della strada e ci si immerge in tutt’altro mondo. Il regno di Sonia Peronaci, imprenditrice e chef digitale, scrittrice, blogger, prima ad intuire le potenzialità del web in cucina, è un loft dagli ampi spazi, dove le piante verdi disposte in verticale sono l’elemento decorativo più forte, insieme ai libri e alla bella cucina con le sue ampie postazioni di lavoro. Sonia Factory è il nome del luogo dove virtuale e reale si incontrano, forse anticipando una tendenza che verrà e cioè il desiderio di confrontarsi di persona per conferire vita al web. Un luogo accogliente, dove si respira gentilezza, ma pure rigore. E che Sonia ha voluto creare tre anni fa.
Una decina di persone collabora con lei in quello che è il lavoro quotidiano, cioè la redazione del blog (soniaperonaci.it) da lei fondato dopo essere uscita da Giallo Zafferano, la sua prima e fortunata creatura e poi soprattutto negli eventi che impegnano lo staff per tutto l’anno. Un successo nato col passaparola che vede protagoniste soprattutto le aziende e che ha il clou nel Sonia social brunch, un incontro mensile che realizza la voglia di confronto e di vicinanza. Una giornata dedicata alle pubbliche relazioni, agli show cooking a tema, agli scambi di idee e informazioni fra addetti ai lavori, dove gli invitati sono blogger del food, chef, agenzie e aziende. Ecco cosa ha raccontato a Italia dei Talenti…

Sonia Peronaci, un’intuizione vincente

Sonia Peronaci, lei è stata la prima in Italia a capire che il food e il web potevano integrarsi con successo. Ad anni di distanza come giudica l’evoluzione delle cose?

Col mio compagno Francesco Lopes abbiamo creato Giallo Zafferano nel 2006 e, da allora ad oggi, ne sono cambiate di cose. Innanzitutto non c’erano i social, che arrivarono in modo massivo solo nel 2008 e 2009, pochissimi capivano le potenzialità del web e molte aziende, addirittura, lo consideravano un fenomeno passeggero. Dall’altra parte c’eravamo noi, con le nostre speranze e la gente che ci seguiva: comunque all’epoca il web era un mezzo piatto, con pochissime fotografie e tanta scrittura. Abbiamo cercato di avvicinare le persone alla cucina, spiegando ogni cosa passo passo, con video,fotografie e tutorial, senza mai dar nulla per scontato, scegliendo sempre l’alta qualità delle nostre proposte perché la qualità alla lunga paga. Creazioni nel solco della tradizione italiana, grande e ricca di spunti, con un occhio curioso a ciò che si cucina fuori dai confini di casa nostra. Continuità nei contenuti e anche coerenza: abbiamo rinunciato a molti contratti perché se è vero che non puoi piacere a tutti è anche vero che non si può lavorare con tutti. E quando raccontiamo le aziende cerchiamo di presentarle nella interezza della loro storia che spesso è storia di famiglie molto belle e interessanti, piuttosto che per un solo prodotto.
Oggi, purtroppo, siamo in un momento trash, a tutti i livelli e il web riflette questa situazione in maniera impietosa. Tutti pensano di poter far tutto e di far soldi in fretta, ma non è così. Oggi imperano impiccioni, gossipari e gente che tenta di vendersi per nulla. Nella rete c’è troppo, però la qualità dei contenuti è piuttosto scarsa. Mancano credibilità e autorevolezza.

L’interesse per il food

Però l’interesse per il food è sempre molto intenso…

Sì e devo dire che si è anche alzato il livello della consapevolezza soprattutto per quanto riguarda la salute e la gente è molto attenta, oggi, nel leggere le etichette di ciò che acquista, si tende ad alleggerire le ricette e anche noi siamo molto attenti a dare alternative a chi è intollerante, faccio l’esempio del latte che può essere sostituito tranquillamente con prodotti vegetali. L’importante è dare delle dritte comprensibili a tutti.

Qual è il suo giudizio sulla narrazione tivù del mondo delle cucine?

Mah, io salverei poco, per esempio la trasmissione di chef Rubio che andava alla ricerca dei piatti della tradizione italiana sul territorio (Unti e bisunti). Masterchef , più che un programma di cucina è intrattenimento, in cui la cucina è il pretesto di narrazione, come si può chiaramente capire dai criteri di reclutamento dei concorrenti, più personaggi che bravi in cucina. E poi ai colleghi chef che affollano le trasmissioni televisive, magari trascurando i loro locali e perdendo qualche stella per strada, direi che un po’ di umiltà non farebbe male… Sarò all’antica, ma secondo me la televisione dovrebbe avere pure una funzione educativa.

Perché le donne sono tutte blogger e gli uomini grandi chef?

Penso che non ci siano differenze di qualità, ma piuttosto un problema culturale, legato alla durezza e fatica del lavoro in una cucina professionale, ritenuto non adatto alle donne, anche se poi ho conosciuto signore che mandano avanti ristoranti, dando punti a molti uomini. In ogni caso non sono ambienti piacevoli, sono un po’ come delle caserme…

Questi ultimi 10 anni, attraversati da una crisi economica molto grave, come hanno influito sulle nostre abitudini a tavola?

Per noi la crisi è stata, paradossalmente, un aiuto. Mi riferisco a Giallo Zafferano perché in quegli anni la richiesta della gente era di imparare a cucinare evitando di spendere per andare al ristorante. Questo ha acceso i riflettori sul mondo della cucina perché è vero che in Italia si mangia bene, ma mica tutti padroneggiano le tecniche di scelta e trattamento degli alimenti e il modo di dar vita a un piatto della tradizione. Quindi abbiamo risposto a un bisogno.

Come finirà?

Penso che alla fine anche nel web ci sarà una selezione naturale, dove saranno in pochi quelli che guadagnano e saranno quelli che più si sono impegnati sulla qualità.

E lei che progetti ha?

In questo momento ne ho mille, ma sono qui serafica nella mia Factory, alla quale sto dedicando tutto il mio impegno, insieme al mio staff, con molta passione, come al solito.

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