Ecografia duttoradiale, un esame amico delle donne

La dottoressa Maria Rosa Di Fazio è medico oncologo, responsabile del Servizio di Oncologia Integrata del Centro medico internazionale SH Health Service di San Marino. È inoltre visiting professor al master di oncologia integrata dell’Università di Cataniaa, dove insegna “Alimentazione del paziente oncologico”, e a quello di ossigeno-ozonoterapia di Tor Vergataa, dove insegna ozonoterapia applicata all’Oncologia. In un’epoca come quella attuale, abbiamo pensato ci chiederle di collaborare con la nostra testata per temi e approfondimenti che possano aiutare a conoscere il nostro organismo e i meccanismi che lo riguardano. E per poter vivere in tutta salute e benessere.

“Questo è un messaggio che voglio dedicare da donna – prima che da oncologa – a tutte le donne. Perché imparino a volersi sempre più bene e a conoscere tutto quanto c’è di meglio e di più sicuro in prevenzione e in difesa della loro – nostra! – salute. Volersi bene al di là delle frasi fatte, degli slogan e dei luoghi comuni.
Il messaggio è che esiste ormai da anni una tecnica ecografica del seno che non esito a definire rivoluzionaria, essendo capace di “vedere” formazioni millimetriche. In mie pazienti ho visto individuare formazioni di soli 2 millimetri e anche meno. L’ideale sarebbe il millimetro, ma il progresso tecnologico avanza.

Questo esame si chiama ecografia duttoradiale (o duttulo-radiale) ed è come dicevo una modalità di ecografia; quindi, a differenza della mammografia, è assolutamente indolore perché non schiaccia, e non è nemmeno invasiva in quanto del tutto priva di radiazioni. Necessita però di due cose: di un hardware, cioè di una macchina ecografica dotata di una sonda particolare; ma soprattutto di un software umano e cioè di un bravo professionista che la sappia usare.

Oltre alla capacità di individuare formazioni millimetriche, questa tecnica inventata dal ginecologo parigino Michel Teboul offre un altro enorme vantaggio, e cioè quello di far vedere all’ecografista e all’oncologo, nell’immagine a video, la completa e perfetta anatomia dell’organo, lobo per lobo, con un’immagine che ne segue inoltre la struttura tondeggiante e non piatta. Non soltanto quella, però; perché ci dà anche lo stato dei lobuli e dei dotti galattofori che altre tecniche diagnostiche invece “non vedono”.

Purtroppo, in Italia sono ben pochi gli specialisti che la praticano e che hanno avuto una buona scuola. Da quello che sento dire i centri e gli studi professionali italiani dove viene fatta sono al massimo quanto le dita di due mani. La usano invece regolarmente negli Usa e in Giappone, e oltre che in Francia, dove è nata, e viene utilizzata in diversi altri Paesi europei, con una grandissima diffusione in Spagna. C’è davvero da chiedersi il perché di questo vuoto italiano. E il perché, mi sia consentito dire, anche di una certa “ostilità” preconcetta verso questo esame da parte di troppi colleghi. Ho avuto pazienti che mi hanno riferito di essersi addirittura sentite dire che questo esame “non esiste”, che è una “invenzione”. E di fronte a simili atteggiamenti ottusi e negazionisti – soprattutto da parte di colleghi! – io non ho davvero parole.

Il problema principale, mi dice uno di quei “pochi” veri professionisti che la eseguono, il dottor Giancarlo Dolfin, ginecologo e oncologo torinese con il quale ho il privilegio di collaborare da anni, sta nella formazione. Prima ancora, aggiungerei io, nell’informazione, dato che inspiegabilmente di questa diagnostica non se ne sente quasi mai parlare sui media italiani. Forse – azzardo – per non “disturbare” altre modalità meno avanzate, ma più consolidate.

Colgo quindi l’occasione per suggerire ai giovani intenzionati a specializzarsi nelle tecniche ecografiche di informarsi in merito e di andare a cercare magari all’estero la possibilità di studiarla.
Da oncologa, posso dire che quando ho potuto seguire per la prima volta in diretta il lavoro del professor Dolfin, ormai diversi anni fa, sono rimasta a bocca aperta davanti alle prestazioni di questa diagnostica; sia in chiave di prevenzione, sia come strumento sinergico alle terapie. E da allora non posso farne a meno per me, così come soprattutto per le mie pazienti, perché l’eco duttoradiale mi garantisce uno strumento di diagnosi straordinario, senza uguali. Mettendola a confronto con la mammografia, non c’è gara. È come gareggiare a Monza contro una Panda, ma stando al volante di una Ferrari. Senza dimenticare, come ho già detto, lo straordinario vantaggio dato dalla totale assenza di dolore e di radiazioni”.

Per maggior informazioni sulla dottoressa Di Fazio e sul suo campo di intervento:
Sconfiggere il male – 100 domande e risposte
Il cibo che cura, il cibo che ammala

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