Bologna, il Cafè de la Paix dove si fa servizio sostenibile

Ai tavoli, dietro il bancone e in cucina ci sono i minori stranieri non accompagnati che hanno visto di tutto prima di approdare a Bologna, ma anche i ragazzi con storie familiari pesanti e percorsi biografici difficile. Al Cafè de la Paix – in via Collegio di Spagna 5 (uno scorcio del centro storico caratteristico) tutte queste persone trovano un porto sicuro dove imparare un lavoro, socializzare, condividere le esperienze di vita. La collaborazione della cooperativa Iusta Res con i servizi sociali comunali risale a una decina di anni fa quando è iniziato il percorso di integrazione di questi ragazzi arrivati da una realtà diversa e lontana. Il lato sociale del Cafè de la Paix è ben evidente nei diversi angoli del locale dove sono esposti e in vendita i prodotti del commercio equo e solidale così come Piazza Grande, il giornale dei Senza Dimora di Bologna.

Un universo tutto da scoprire

Accanto al lato sociale vi è anche però una forte attenzione all’offerta di un servizio sostenibile. Quest’anno è arrivato anche il premio, infatti, con il Sustainability Challenge dal Rotary Club di Bologna forte della seguente motivazione: “per l’idea di ristorazione sostenibile proposta”.. Il tutto si traduce nella scelta di fornitori locali – per esempio quelli della birra artigianale – e che preferibilmente adottano metodi di coltivazione biologica. Un’attenzione alla salute che è stata premiata anche dalla rivista La Cucina Italiana che ha inserito l’aperitivo del Cafe del Paix tra i cinque da provare in città. Il lato green emerge inoltre nella scelta di offrire le borracce al posto della bottiglietta d’acqua e di avere le cannucce plastic free: passi importanti verso un locale il più petrol free possibile.

Bologna la dotta, ma anche la multietnica

Integrazione sociale, multiculturalismo, ristorazione sostenibile sono alcuni dei punti caratterizzanti del Cafè de la Paix che svolge comunque anche una intensa attività culturale. Un esempio? La rassegna, appuntamenti fino a dicembre, con “Metti una domenica con Comaschi” dove l’attore/giornalista presenta delle “conferenze”su personaggi e storie bolognesi affiancato dall’’intervento di un docente universitario che presenta in modo non accademico il periodo storico che si racconta. Ma nel locale c’è poi spazio per mostre fotografiche e concerti di giovani musicisti emergenti, e tanto altro ancora. Insomma l’integrazione passa anche dalla musica e da ciò che si serve a un tavolo di un bar, sociale beninteso.

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